sabato 16 gennaio 2010

La Morte di Bettino Craxi

Tratto dal blog del Segretario Nazionale MFL

Pubblicato sul mensile “il popolo d’italia”, gennaio 2000

Bettino Craxi è morto. Morto in esilio, sepolto da un mare di accuse e di condanne che convincono poco chi, come noi, ha dimestichezza con la giustizia di regime e con i suoi ascari.

Possono ora festeggiare quelli come Di Pietro, irreprensibili nel giudicare gli altri quanto permissivi nel giudicare se stessi ed i propri “prestiti”, come i comunisti tutti d’un pezzo, bravissimi nel verificare i bilanci altrui quanto smemorati nel verificare i propri (specie quelli rimpinguati dall’ex URSS), come i socialisti pentiti, ieri felici di vivere all’ombra di Craxi, oggi fieri di prenderne le distanze, ed infine come tanti “pseudo fascisti giustizialisti”, tanto pronti nel prendere le parti della Magistratura da dimenticare il ruolo giocato dalla stessa nella repressione dell’area fascista.

Chi scrive però, pur essendo carico di difetti, non ha quello dell’ipocrisia, indi non nasconderà la soddisfazione per quanto avvenuto dietro parole di circostanza; a mio parere Bettino Craxi, soprattutto se paragonato ai pigmei che si agitano oggi nel panorama politico italiano, è stato un grande politico, lungimirante e certamente più onesto di tanti suoi vice, ancora oggi al governo in Italia ed in grado di esprimere vergognose ed ipocrite parole di giustizia e di onestà.

I difetti di Craxi, per il regime che lo ha ridotto alla fuga ad Hammamet, furono sostanzialmente due: il suo anticomunismo ed il suo desiderio di rivendicare la piena autonomia italiana sul suolo patrio nella vicenda di Sigonella, colpe che, da un mondo ormai prono agli interessi comunisti e sionisti, non potevano certo essere perdonate. Intendiamoci, Craxi era un politico della prima repubblica, antifascista, e nata dalla resistenza, indi non poteva certo essere perfetto ma, parafrasando un antico proverbio, “in un mondo di ciechi anche un orbo è un re”, quindi la statura politica di Caxi andava molto al di là di quelli che, a suon di bustarelle e inconfessabili trucchi, gli sono in qualche modo sopravvissuti.

Durante il governo Craxi, vi fu in Italia una ripresa economica effettiva, ben al di là di quella che esiste solo sulla carta dal tempo del governo Prodi; vi fu anche e soprattutto il cosiddetto “sdoganamento” del vecchio MSI-DN di Giorgio Almirante (e questa forse fu la terza “colpa” di Bettino Craxi) da allora considerato non più come un agglomerato di appestati da tenere alla larga, ma come quello che in realtà fu prima delle varie abiure e delle pietose caricature attuali, ovvero come il quarto partito d’Italia, rappresentante di un 7-8 % di italiani che ancora si riconoscevano nell’ideale fascista.

Certamente Craxi ed il suo partito furono invischiati nel sistema di Tangentopoli, parteciparono al banchetto che ininterrottamente si tiene sui resti dell’Italia dal 1945 ad oggi, ma sicuramente in modo molto meno attivo e colpevole di quanti oggi siedono ai più alti vertici delle istituzioni, dopo aver usufruito di illeciti finanziamenti derivanti dallo stesso malcostume nazionale, nonché di quello ancora peggiore e più immorale che veniva dall’est Europa. Ma non poteva essere altrimenti, dato che l’immoralità ed il marciume sono insiti in questa squallida repubblica, nata dal tradimento del 25 luglio, dall’8 settembre, dal brigantaggio dei partigiani venduti all’invasore e dal terrorismo di quanti, per cancellare un ventennio di prosperità, sbarcarono sulle nostre terre riportando con loro i capi clan della mafia cacciati a suo tempo dal Fascismo.Migliore di quanto fu non poteva certo essere il politico Craxi, anche lui esponente dell’Italia democratica ed antifascista, ma ebbe quantomeno dei lati postivi, totalmente assenti nei suoi colleghi, divenuti poi i suoi inquisitori.

Pur con le dovute cautele, è ravvisabile un certo parallelo tra le avventure di Craxi e di Benito Mussolini, entrambi colpevoli di aver dedicato le proprie migliori energie al bene del Paese, entrambi diffamati e calunniati da pigmei che avevano pranzato al loro desco fino al giorno prima, entrambi traditi dai loro fedelissimi, entrambi gettati in pasto agli italioti che credono a tutto quanto il regime gli propini, entrambi morti senza potersi liberare delle infamie che certa propaganda interessata gli aveva gettato addosso.

Certo, non è nostra intenzione paragonare in assoluto il più grande statista del secolo, Benito Mussolini, con il miglior politico della prima repubblica, Bettino Craxi, ma ripetiamo, pur mantenendo adeguate le distanze fra chi combatté la propaganda sionista e comunista finendo appeso ai ganci di un benzinaio, e chi trovandosi in esilio dorato in Tunisia, una certa similitudine fra i due casi è riscontrabile. Così come è riscontrabile, sempre con le dovute cautele, un parallelo fra i pochi seguaci di Mussolini che tentarono (e tentano) di difenderne la memoria dalle montagne di falsità e diffamazioni, ed i pochi estimatori di Craxi che hanno tenuto duro sulle loro posizioni, senza cedere alla comoda tentazione, gli uni come gli altri, di accodarsi all’esercito dei detrattori;pochi veri fascisti così come pochi veri socialisti seppero rimanere fedeli, mentre la stragrande maggioranza degli uni e degli altri trovarono comodo all’ultimo momento saltare sul carro degli “anti”, carro che, come è noto, è sempre molto accogliente e pronto a dimenticare il passato di quanti hanno avuto l’accortezza di salirvi per tempo.

Dispiace solo constatare che, come ricordato all’inizio, molti pseudo fascisti (molto pseudo e poco fascisti) preferirono e preferiscono ancora una volta salire sul carro dei vincitori, in questo caso magistrati rossi e “storici” di parte, per schierarsi dalla parte della cosiddetta “Mani pulite” e di inqualificabili personaggi come l’ineffabile Di Pietro; costoro sono rimasti così poco fascisti da identificare un populista privo di cultura e dalla doppia morale in una sorta di nuovo Duce, prendendo per buone tutte le accuse e le campagne orchestrate in questi anni ai danni di Craxi e del PSI, dimenticandosi del tutto le analoghe campagne delle toghe rosse orchestrate nei confronti di molti camerati, quali il Prof. Signorelli, il Dott. Freda e molti altri personaggi minori dell’area fascista, accomunati dall’avere passato in carcere anni da innocenti, grazie ai teoremi di certi eroi tipo “Mani pulite”. Con l’aggravante che tutti i camerati in questione pagarono le suddette campagne con la galera, non con l’esilio in qualche lussuosa villa africana, ed inoltre senza neppure la possibilità residua di incidere sull’opinione pubblica e di pagarsi avvocati di rango che quanto meno è rimasta fino all’ultimo a Bettino Craxi.

Credere ciecamente a quanto si è detto e si dirà su Craxi, equivale a credere che il Duce stesse scappando in Svizzera con denari e tesori rubati al popolo italiano, quando venne arrestato ed assassinato dai banditi partigiani; o si crede alla voce del regime o non ci si crede, ma è in ogni caso inaccettabile l’ipocrisia di quanti, per tornaconto, passano dagli insulti ai magistrati quando vengono toccati in prima persona, alle accuse di lesa maestà nei confronti dei giudici quando altri elevano le stesse proteste!

Carlo Gariglio

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